La storia ed i protagonisti

La "Treatyse su Fysshynge with a Angle" (1496) fu pubblicata in "The boe of ST. Albans" attribuito a Dame Juliana Berners, è un libro che contiene, insieme alle istruzioni su asta, linea, uncinetto e le medicazioni per mosche, da utilizzare in diversi periodi dell'anno. Probabilmente il primo uso del termine "mosca artificiale" è arrivato in "The Compleat Angler" (1653) di Izaac Walton.
La 4a edizione del 1652 di John Dennys, "The Secrets of Angling", pubblicata per la prima volta nel 1613, contiene la prima illustrazione conosciuta di una mosca artificiale.
Una buona descrizione di come si debba costruire una mosca dopo il Treatyse di Juliana Barners, fu scritta da Thomas Barker, autore del "Diletto di Barker" ovvero l’arte del pescare con la mosca (1659).
Con l’uso dei peli per preparare i corpi delle mosche artificiali, Barker segna un’altra pietra miliare nella divergenza britannica dalla tradizione di altre nazioni europee; questo metodo, quasi sicuramente fu inventato in Gran Bretagna, poiché i costruttori di mosche degli altri paesi europei lo usarono solo molto più tardi, ma non sappiamo però quando fu scoperto.
Prima del 20° secolo gli autori usavano cera per calzolai per preparare le loro mosche, che si scurivano a tal punto che tutte le sete così trattate diventavano di una tonalità scura di marrone, questo costituiva un problema, al punto che c’erano innumerevoli ricette per preparare cera “morbida” più adatta allo scopo.
L’assenza di una nomenclatura precisa costituì una sfida costante per i primi pescatori a mosca, e il dilemma non fu risolto completamente fino al 19° secolo, quando Alfred Ronald nel 1836 pubblicò la sua opera intitolata “Entomologia del pescatore a mosca”.


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